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OSPEDALI E SICUREZZA COVID – ARTICOLO DI ISABELLA TROVATO, STAMPA REGGIANA
L’Emilia Romagna è stata tra le prime ad attivare fin da maggio interventi di potenziamento di posti letto, terapie intensive, Pronto soccorsi e percorsi differenziati per tutelare operatori e pazienti.
Tiziano Binini, Presidente di Binini Partners: “A Reggio questo percorso è stato avviato per tempo con la realizzazione del CORE, già a servizio di tutti, e del MIRE, ormai di imminente realizzazione”
Il Covid-19 continua a mettere a dura prova la tenuta delle strutture ospedaliere tra ricoveri, riorganizzazione ospedaliera e terapie intensive. In questo contesto si inserisce un altro tema chiave nella gestione delle strutture ospedaliere, quello della sicurezza degli ambienti, dei reparti e dei percorsi. Una voce che non si può improvvisare. In campo sono scese le migliori menti, e sotto questo profilo Reggio Emilia può vantarsi di un nome come quello dello studio Binini Partners, una realtà nata nel ‘96 e oggi diventata eccellenza a livello nazionale e internazionale, già titolare dei progetti del CORE e del MIRE, è intervenuta anche su questi ambiti come spiega proprio l’ingegnere Tiziano Binini, fondatore dello studio di ingegneri e architetti.
Ingegner Binini, lei è Presidente dello studio Binini Partners, realtà reggiana che si è affermata a livello nazionale e internazionale come un’eccellenza in materia di architettura e ingegneria. A Reggio vantate i progetti del Core e del Mire. Oggi la sfida è quella degli ospedali attrezzati ad affrontare emergenze come il Covid. Da dove partire dal suo punto di vista?
Vi sono due aspetti: il primo è quello dell’emergenza alla quale occorre dare soluzioni e risposte nell’immediato, soprattutto in aiuto al personale e ai servizi sanitari che stanno vivendo con abnegazione questo momento difficilissimo per il paese e per il resto del mondo. Si stanno potenziando quindi, dal punto di vista strutturale e impiantistico, il numero dei posti letto disponibili, le terapie intensive e i Pronto Soccorsi, creando percorsi differenziati e zone di triage, che possano proteggere gli operatori in prima linea e i pazienti in arrivo. L’Emilia Romagna è stata tra le prime ad attivare fin da maggio questi interventi che oggi sono in corso su tutti i presidi provinciali. Noi stiamo operando su Scandiano e Montecchio, dove i nostri soci Ing. Elena Morini e Ing. Alberto Baroni, in collaborazione con tutti i responsabili del Servizio Tecnico della AUSL, hanno ormai completato la progettazione esecutiva in tempi record e stanno avviando i lavori. Ma l’aspetto strategico e di prospettiva, che era chiaro da molti anni, è che l’Italia ha bisogno di nuovi ospedali e di strutture sanitarie sul territorio sane, sicure ed efficienti. Un percorso che a Reggio è stato avviato per tempo con la realizzazione del CORE, già a servizio di tutti, e del MIRE, ormai di imminente realizzazione.
Il vostro studio si è dunque già occupato di strutture ospedaliere attrezzate covid. Quali sono stati i lavori più urgenti di adeguamento dei pronto soccorsi e delle terapie intensive in provincia? Come avete operato concretamente?
Il primo progetto che abbiamo ideato anti Covid-19 è uSafe Lab, un sistema modulare prefabbricato ideato per la ripartenza economica e sociale del Paese, da montare sul territorio ove sia opportuno estendere i controlli e regolare percorsi ed accessi. Per i Presidi provinciali dell’AUSL si è cercato invece di ricavare questi spazi all’interno delle strutture esistenti creando zone di attesa e percorsi differenziati Covid e no-Covid nei Pronto Soccorsi, di aumentarne la ricettività per ridurre le file di attesa e soprattutto potenziare il numero di posti letto attrezzati di Terapia Intensiva, per poter accogliere tutti i pazienti. Stiamo inoltre perfezionando il progetto di un Ospedale Modulare di rapida installazione, flessibile e avanzato, che può ospitare Terapie Intensive nell’emergenza, ma trasformabile in futuro anche in Sale Operatorie, Sale Ibride e Diagnostiche avanzate, Poliambulatori, Riabilitazioni, Dialisi, ecc.. Un ospedale “mobile” che possa anche permettere la ristrutturazione o il rinnovamento degli ospedali esistenti, senza interrompere l’attività sanitaria, e che sia riutilizzabile a fine lavori per ampliare l’offerta dei servizi sul territorio.
Si parla di ipotesi ‘ospedale da campo’ a Reggio, non si potrebbe valutare un ospedale modulare?
Le Istituzioni e la sanità reggiana si sono sempre rivelate tra le più competenti e lungimiranti anche in tutta l’emergenza recente che ci ha colpito, e io mi auguro che tutte le azioni intraprese per tempo, possano essere sufficienti a coprire il fabbisogno con il personale e gli ospedali esistenti. Io stesso con la mia famiglia abbiamo contratto il Covid-19 proprio nel mese di novembre e abbiamo potuto usufruire di un’assistenza e di un’organizzazione impeccabili, tanto che vorrei cogliere l’occasione per ringraziare in particolare il Dott. Davide Donelli dell’USCA, per la competenza e la sicurezza con le quali siamo stati curati. Tutto dipenderà credo dall’andamento delle curve del contagio, ancora in crescita, ma che attualmente paiono in leggero rallentamento. Se i numeri dei positivi e del conseguente fabbisogno di ospedalizzazione dovessero crescere ulteriormente, oltre certi limiti, forse occorrerà pensarci, anche perché è necessario continuare ad assistere tutte le altre patologie che non potranno essere ulteriormente compresse o rimandate.
Lo studio Binini Partners si è appena aggiudicato la realizzazione del nuovo ospedale di Andria, una struttura da 100 milioni di euro per 400 posti letto. Nella progettazione terrete conto del problema Covid ovviamente. Come sarà diverso dunque da un qualsiasi altro ospedale?
Il progetto del nuovo Ospedale di Andria, in Puglia, porterà con sé tutte le innovazioni, i progressi tecnologici ed organizzativi che abbiamo messo a punto nelle esperienze del CORE, del MIRE e del GALEAZZI in Area MIND a Milano, che rappresentano per noi i primi esempi di “Ospedale del Futuro”. Ma qui abbiamo concepito un ospedale orizzontale, armoniosamente inserito in un territorio straordinario, la piana di viti e ulivi che dal Castel del Monte scende al mare, intorno ad Andria. Un ospedale che si valorizzerà con i materiali e gli elementi dell’architettura e del paesaggio locale, per offrire agli abitanti di quella zona, tra Barletta e Trani, oggi purtroppo molto in sofferenza per il Covid, flessibilità ed efficienza, bellezza, sicurezza e competenza.
Avete progettato il MIRE, l’Ospedale della Donna e del Bambino. Necessita di una rivisitazione in chiave Covid dal suo punto di vista?
Lo escluderei, perché il progetto è già organizzato secondo maglie strutturali e percorsi che offrono la massima flessibilità ed efficienza. Inoltre il progetto posto a base di gara d’appalto era già stato aggiornato, insieme al Servizio Tecnico dell’AUSL, secondo i più recenti protocolli di sicurezza anti Covid, anche per la gestione del cantiere. Attualmente presso il Ministero della Salute si sta sviluppando un interessante dibattito su quelli che dovranno diventare i nuovi ospedali e i nuovi servizi territoriali per la promozione della salute post Covid, ma allo stato attuale il MIRE è già ben allineato con le più moderne concezioni organizzative. Certamente se usciranno nuove normative e nuovi fabbisogni da prevedere, anche in ordine ai finanziamenti in programmazione, il MIRE potrà molto facilmente accoglierli proprio per il suo impianto estremamente razionale e aperto.
Restiamo sul Mire. Quando partono i lavori? e quali sono ad oggi i tempi previsti?
Attualmente sono in corso sia la gara per l’aggiudicazione dei lavori, sia quella per l’affidamento dell’incarico di Direzione Lavori. Io credo che l’AUSL sarà in grado di espletarle rapidamente, insieme alle successive procedure contrattuali, e probabilmente a inizio 2021 i lavori potranno iniziare.
Sarà realizzato tutto come da progetto o si darà precedenza a specifici reparti? Se si quali, e perché?
Il progetto prevede la immediata realizzazione completa del 1° e del 2° lotto, cui potrà seguire già con lo stesso appalto, che lo comprende, anche il completamento del 3° lotto se, come previsto, verranno confermati i relativi finanziamenti già dedicati.
L’associazione CURARE ONLUS ha fatto tanto per dare luce a questo progetto. Qual è ad oggi il peso del Comitato nelle decisioni?
Curare Onlus, con tutti i suoi soci e in particolare con la sua Presidente Deanna Ferretti, è sempre stata la forza ispiratrice e il sostegno concreto all’AUSL e alle Istituzioni reggiane, per la realizzazione del progetto, che ha finanziato, coinvolgendo la comunità reggiana per il raggiungimento di questo obiettivo, “un sogno” che ormai speriamo di realizzare. Credo che la sua azione di stimolo, di coinvolgimento e di concreto supporto non verranno mai a mancare fino a quando finalmente sarà possibile inaugurare e mettere in funzione l’opera a beneficio di tutti, in particolare per le donne, le madri e i neonati di tutte le famiglie reggiane.
Un’ultima domanda: la vostra è una realtà assolutamente giovane, nata solo nel 1996. Eppure in così pochi anni siete appunto diventati un’eccellenza nel panorama nazionale e internazionale. Può ricordarci alcuni dei vostri principali incarichi e qual è la chiave di successo per affermarsi in modo così radicato in così poco tempo?
Con il 2021 festeggeremo i 25 anni di attività dello studio. Il segreto di questo “successo”, se così possiamo con modestia definirlo, sta semplicemente in due fattori fondamentali:
– L’obiettivo primario di fare Progetti “fatti bene”, con “bellezza e competenza”, che poi cerchiamo sempre di accompagnare anche con la Direzione dei Lavori, ove possibile, per condurre bene gli appalti, evitare le riserve e i contenziosi, realizzare le opere nei tempi e con i costi preventivati, con la massima qualità imposta dal progetto.
– L’integrazione costante delle competenze multidisciplinari facendo lavorare insieme architetti, ingegneri, graphic designers e designers, geologi, agronomi, paesaggisti e specialisti BIM, mettendo insieme professionisti di esperienza, specialisti e giovani talenti, che la struttura aperta di Binini Partners consente di coinvolgere per ogni progetto ed occasione.
In questo siamo una struttura abbastanza unica nel panorama italiano, ma la nostra formula ci consente di affrontare e risolvere con maturità e competenza temi complessi come le infrastrutture e la messa in sicurezza del territorio, le strutture produttive e la mobilità, i laboratori e gli spazi per la ricerca e l’insegnamento, le strutture per la salute e la cura delle persone, in Italia e all’estero. Tra i tanti progetti nel mondo dell’healthcare, abbiamo realizzato il nuovo IRCCS Galeazzi a Milano, la Nuova Maternità di Careggi a Firenze, dove stiamo completando anche il DEAS e il Corpo F, per le Alte Specialità e i Trapianti. In questo momento stiamo ultimando il Progetto esecutivo per le casse di espansione del Baganza, indispensabili per la messa in sicurezza di Parma. Stiamo iniziando inoltre il prestigioso progetto per la realizzazione a Roma del Nuovo Gemelli Private Hospital, presso il Policlinico Gemelli. Infine proseguono e si stanno sviluppando tutte le attività integrate di riqualificazione urbanistica, progettazione architettonica, sismica ed energetica per la rigenerazione del patrimonio esistente grazie anche agli incentivi legati al 110%. È un lavoro bello e impegnativo il nostro. Mi auguro che anche dopo i primi 25 anni di attività, potremo avere le occasioni giuste per contribuire con determinazione alla ripartenza post Covid-19, sia nella nostra città che amiamo, dove tutto è nato, sia in Italia, che all’estero.